domenica 3 marzo 2013

CIRCUMSCRIPTIO PHEUDI TERRAE CELIARUM DEL GALDO (6)


Panorama di Ceglie Messapica visto da Monte Marcuccio con la valle di Campo Orlando
Continuando il nostro viaggio lungo i confini tra Ceglie ed Ostuni, secondo un documento del 1760, giungeremo dalla contrada Campo Orlando a quella di Recupero, dove termina il territtorio del comune di Ostuni e comincia quello di Martina Franca.
«…Voltando la linea verso tramontana, si fanno passi 289 e terminando le vigne di Campo Orlando. E dopo passi 16 s’incontra un passaturo publico, che và alli beni di Angelo di Magli e termina la chiusura di Madroccola, cominciano la chiusura di Don Tomaso Grego da levante. E facendosi passi 442 per detto passaturo sudetto e principia la linea della confine a caminare strada strada per passi 276 s’arriva al Guado detto di Monopoli, che divide un paretone, che cala dalla parte di levante Feudo d’Ostuni verso ponente che forma la linea della confine. E caminandosi per detto paritone, facendosi disagiata e scommoda salita per l’alto d’una murgia, per dirupi, sassi, sterpi, macchie, spine e luoghi alpestri, dopo passi 248, tra li beni di Grego e di Cristofalo, s’incontrano dall’alto di un monte detto Monte Marcuccio del sudetto Cristofalo due gran mucchi di pietre, ossia specchie, attaccate al detto paretone dalla parte di gerocco. Dalle quali specchie proseguendo il camino per lo stesso paretone, sempre per sterpi e pietre, dopo passi 152 terminano li beni del sudetto Cristofalo e principiano li demani di Ceglie posseduti da Angelo de Magli di Martina. E dopo passi 140 terminano li demani chiusi ed aperti di detto Magli e camina la linea sopra  il muro della chiusura antica detta Grotta Caldarella per passi 195, dove finisce la detta chiusura e siegue la linea per altri passi 37 verso tramontana, tra li demani chiusi di detto Magli e li beni di Grego dalla parte Ostunese. E ripigliandosi la linea verso ponente, termina il muro, che chiude il demanio di detto Magli. Nel qual luogo vedendosi dall’esperti non esservi titoli, finete o altri segni, che distinguessero li confini, li medesimi esperti stando col consenso, presenza ed assistenza de’ Signori Vitale e Greco, il sudetto Magnifico Principalli assistendo alli suoi esperti, ha dichiarato che egli faceva l’assignazione del confine dritto verso ponente, per come conteneva la cima delli monti, che circondano una lunga valle.
Masseria Angelo Di Magli
E tutti l’esperti facendo le più esatte diligenze, per la cognizione dei confini, che n’avevano non solo per propria esperienza, ma anche suggeritali dalli vecchi ed antichi uomini esperti e prattici di tal sito della Terra di Ceglie, han dichiarato, come dichiarano in nostra presenza, esservi in detta linea di confine certo di una pietra naturale, o sia pentima fissata in terra, situata dalla natura sotto un albero di quercia, poco distante dal detto demanio chiuso, qual pietra era segnata con una croce, anticamente scolpita solito segno, come dissero, col quale viene a dividersi il Feudo di Ceglie da quello di Ostuni. Per esecuzione di che, han voluto che li suddetti compassatori, Pichierri e Panariti, fissassero lo squadro all’angolo del muro di detto Magli, guardando verso tramontana, pigliando la linea verso il sudetto albero. Locché eseguitosi e cominciatasi la misura, facendosi passi 322 tra luoghi alpestri, sassosi e macchiosi, s’arriva all’albero denotato, situato in una valle, dove termina la scoscesa del monte e quivi s’è trovata una pietra, larga palmi tre da tutte le faccia, alta un palmo fuori la terra, segnata col segno della croce nella presente forma , ed attestando concordemente tanto li sudetti esperti, quanto essi Signori Deputati, d’esser quella la confine divisoria delli Feudi di Ceglie ed Ostuni, ha voluto esso Magnifico Principalli, Procuratore ut supra, che delle cose predette farne dovessimo publico atto. Nos enim unde…
Veduta della valle di Campo Orlando
Da quel luogo proseguendo il cammino, calando falda falda dal monte, verso ponente, sempre per luoghi disastrosi ed alpestri, tra grosse pietre e sassi, si fecero passi 345 e s’arrivò ad un muro antico, detto la Chiusura della Masseria delli Serri, posseduta presentemente d’Andra Caito e, caminandosi passi 45, termina detto muro, da dove continuando la linea, sempre verso ponente, tra li beni della Masseria di Zila Pampana da gerocco, di Giuseppe Vito Magli di Martina e detti beni della Masseria delli Serri, curvando la detta linea, dopo passi 341 s’arriva il fondo di una valle, che forma il termine di due scoscese e fa una picciola via, che conduce da Cisternino in Ceglie, dove si trova una fineta alta palmi tre da terra, di larghezza palmi due ed un palmo e mezzo di quadratura, segnata nella parte di gerocco col segno d’una croce , che fa principio al Bosco detto del Cantone in Feudo d’Ostuni. Per le via, caminandosi per linea tortuosa tra il bosco del Cantone e beni di Zila Pampana, finiscono li detti beni e si camina per detta via, tra li beni di Selvaggio da gerocco e detto bosco del Cantone da tramontana e successivamente tra li beni della Masseria di Pruscigliano.
Masseria Recupero anticamente Pruscigliano
E fattisi passi 1210 s’introduce in un passaturo che volta la linea divisoria verso gerocco. Per il qual passaturo, facendosi passi 399, tra demani serrati ed aperti, trovandosi segni di due calcare, d’un albero grosso di quercia, col segno antico d’una croce, s’arriva ad una cisterna, situata in mezzo al passaturo, chiamata la cisterna del Prete. E proseguendosi il camino per detto passaturo, coverto di macchie, per linea sempre tortuosa, tra li beni della Commenda e chiusura di Pruscigliano, si fanno passi 583 e s’incontra la via Regia carozzabile che si va da Ceglie in Martina. E dalla strada fattasi altri passi 27, sopra la stessa linea, verso gerocco, s’arriva ad un parete divisorio, che chiude la chiusura di Vincenzo de Carolis e divide il Feudo di Ceglie, Taranto della Mensa, giurisdizione di Martina e Feudo d’Ostuni. Quivi tanto il Magnifico Principalli, quanto li detti esperti fecero termine il compasso e vollero, che delle cose predette nel camino di detto giorno, far se ne dovesse publico atto. Nos enim unde….» (continua).
Cappella di contrada Monte Papa
Considerazioni:
Come ho avuto di evidenziare altre volte i nomi di alcune nostre contrade è mutato nei secoli, assumendo molte volte quello del signorotto, proprietario della masseria, come è il caso delle Masserie di Angelo di Magli, Selvaggi e Recupero o il nomignolo del massaro, come il caso di Zila Pampini. Aiutato dal Catasto antico del 1603, cercherò di evidenziare i nomi censiti a quell'epoca, che probabilmente già avevano sostituito altri, se ci riferiamo a quelli riportati nella pergamena  medievale del 1120.
Le attuali contrade Angelo di Magli, Zila Pampini e Monte Papa formavano un'unica contrada denominata nel 1603 Le Finestre per un totale di 270,5 tomoli cegliesi. Le masserie che ricadevano in questo vasto territorio erano: quella di Cola Vacca (attuale Masseria Angelo di Magli) e La Cupa (corrisponde ai ruderi di masseria Zumpicchio).
L'attuale Masseria Monte Marcuccio, come ricaviamo dal documento in esame, si chiamava Grotta Caldarella e si estendeva per 59,3 tomoli cegliesi, essa ha inglobato anche il territorio dell'antica contrada Castello Grigno o Gorgorusso che si estendeva per  circa 30 tomoli cegliesi.
L'attuale Masseria Selvaggi e parte di contrada Lamia Nova, Menzella e Spasimato erano denominate nel 1630 Monte delli Falconi e si estendeva per 223 tomoli cegliesi.
L'antica Masseria Pruscigliano (attualmente Recupero) si estendeva nel 1603 per circa 504 tomoli cegliesi. A quell'epoca  essa comprendeva anche parte delle attuali contrade: Lamia Nova, Masseria Monte d'Oro Piccolo e parte è rimasta nel territorio di Martina e corrisponde all'attuale Masseria Santoro. A questo territorio usurpato si devono aggiungere altri 123  tomoli dell'antica contrata Sarlo (attuale  Masseria Foggie di Sauro) che erano reclamati dall'Università di Ceglie del Gualdo nel 1603 e che erano stati registrati impropriamente nel Catasto della Franca Martina. Sulla questione del territorio cegliese usurpato dai martinesi, ritornerò la prossima volta.
Dal rogito del 1760 ci siamo già accorti dai nomi, che i proprietari del territorio cegliese, lungo questo confine, erano prevalentemente martinesi, i quali hanno tentato in tutti i modi di registrare questi beni assegnandoli a Martina. Cito come esempio l'antica Masseria Pruscigliano, che mutò nome verso la fine del 1700. Essa era posseduta dal Duca di Grottaglie, Cicinelli, il quale verso la fine del 1600 fece erigere una cappella, dedicata alla Madonna delle Grazie, dove si celebrava la Santa Messa tutte le domeniche dell'anno ed era officiata dal Capitolo cegliese. L'ultimo Duca Cicinelli, non avendo figli maschi, lasciò tutti i suoi beni all'unica figlia, la quale nei primi anni del 1700 sposò un Caracciolo, erede del Ducato di Martina Franca. Fu durante questo periodo che buona parte del vastissimo territorio di Masseria Pruscigliano fu inglobato in quello di Martina. dg
 
Ruderi di Masseria Zumpicchio anticamente Masseria La Cupa
 
(cliccare sulle foto per ingrandirle)

1 commento:

carolemico ha detto...

Ciao DG. Ottimo post, grazie.
Belle foto, alcuni di questi posti li ho gia visti, altri no, appena posso faro un giro turistico.

Anche se molto in ritardo tanti auguri di Pasqua.

Speriamo che almeno questa volta riesco a commentare, ci ho provato tantissime volte ma, nulla.

carolemico