Dopo la lunga pausa della sospensione delle pubblicazioni riprendo ad aggiornare il mio blog, soprattutto per soddisfare coloro che, in diversi modi, mi hanno sollecitato a continuare a diffondere notizie, curiosità, avvenimenti, riguardanti la storia di Ceglie Messapica, per mantenere vivo il legame con la propria terra e conoscere meglio le proprie radici.
Prendo spunto da due pubblicazioni che riguardano la microstoria di Ceglie del XV secolo, le quali rivelano fonti inedite, personaggi ed avvenimenti che ci introducono a contemplare un panorama più completo della storia cegliese, sino ad ora ignoto ai più, per riannodare i legami con gli assidui lettori di questo blog.
La Prof.ssa CARMELA MASSARO, dell'Università di Lecce, si è ampiamente dedicata alla microstoria della nostra città ed è l'autrice dei due interessanti studi, uno pubblicato nel 2009 e l'altro nel 2011. Il primo lo si può trovare nel volume curato da F. SOMAINI e B. VETERE: Geografie e linguaggi politici alla fine del Medio Evo. I domini del principe di Taranto in età orsiniana (1399-1463), 2009 - Congedo Editore.
Il secondo studio, invece, lo si trova nel I Tomo degli scritti in onore di Bendetto Vetere: Territorio, culture e poteri nel Medioevo e oltre, 2011, Congedo Editore.
Della storia del XIV secolo conosciamo ben poco della nostra Ceglie. Sappiamo che la città era infeudata alla famiglia Pipino e che poi passò sotto il dominio di Roberto d'Angiò, principe di Taranto, forse a causa della caduta in disgrazia della stessa famiglia Pipino. Il fatto è che nel 1359 Roberto d'Angiò ampliando il territorio di Martina Franca, si dichiara signore di Ceglie, di Ostuni e di Monopoli.
Un documento conservato nella Biblioteca De Leo di Brindisi, rivela che il feudo di Ceglie nel 1363 fu venduto dall'Arcivescovo ad un certo Francesco Sanseverino. A dire il vero, secondo la mia opinione [non sono un competente di storia medievale] il documento non è autentico. Innanzitutto, non si sa in che modo il feudo cegliese sia passato dal domino di Roberto d'Angiò nelle mani dell'Arcivescovo di Brindisi. Fu una donazione? E a quale titolo? Eppoi, nella ricerca da me fatta nell'albero geanologico dei Sanseverino, non troviamo nessun esponente di questa famiglia con tale nome nel periodo indicato dal documento brindisino. Un Francesco Sanseverino è esistito solamente agli inizi del '400 ed era Signore di Nardò e si dice che fosse l'amante segreto di Maria d'Enghien, contessa di Lecce e moglie di Raimondello Orsini del Balzo, che dopo la morte del marito diventerà regina di Napoli per le nozze contratte con il re Ladilsao.
Altra notizia certa è quella pubblicata dal Padre Coco: nel 1378 Ceglie era posseduta da Carlo III di Durazzo (Cedolario Terrae Idronti 1378).
In uno dei documenti inediti che pubblica la Prof.ssa Massaro ricaviamo altre interessanti notizie [il documento era stato da me rintracciato nell'Archivio di Stato di Brindisi e trascritto nel 2008]. Da esso si evince che Ceglie fu posseduta ininterrotamente dall famiglia degli Orsini del Balzo dagli inizi del '400 sino alla morte di Anna Colonna, moglie di Giovanni Antonio Orsini del Balzo, principe di Taranto. Dopo la morte di Anna Colonna 1469, il feudo rientrò nel regio demanio e nel 1471 fu venduto a Giovanni Battista Brancaccio, il quale nel 1484 lo permutò con il feudo di Roccabascerano di Antonella Dentice, nonna di Aurelia Sanseverino. Nel 1491 risulta signore di Ceglie Giovanni Tommaso Sanseverino, padre di Aurelia. La famiglia Sanseverino possederà così il feudo di Ceglie per circa 122 anni. Nel 1612 Fabrizio Sanseverino, Conte della Saponara [attualmente Grumento Nova] e barone di Ceglie alienò definitivamente il feudo a Maria Bernizona.
dg
continua...
(le foto mostrano il castello di Ceglie Messapica e la copertina del libro in cui si trova uno degli studi della Prof.ssa Massaro).
7 commenti:
Ciao DG, bentornato finalmente, non puoi immaginare quanto sentivo la mancanza dei tuoi post.
Certo che il destino è beffardo, al tempo dei Messapi, tanti cegliesi hanno dato la vita affinchè evitassero che i tarantini mettessero piede (o meglio dire le mani) in Ceglie e poi senza colpo ferire i tarantini sono venuti ugualmente a farla da padrone.
carolemico
Bentornato!
Grazie di cuore,
cercherò di essere assiduo.
Un caro saluto
dg
Grazie per essere tornato a scrivere per noi. La distanza è molta ma i tuoi scritti ti portano a Ceglie. Un caro saluto
Non riesco a mettere il mio link il commento sono io franca bassi
Mi pare di poter commentare che anche per Ceglie si conferma il fascino oscuro dell'età di mezzo in cui la frammentazione del potere, succeduta alla caduta dell'Impero romano, impiega 10 secoli di buio profondo e luci accecanti per porre le basi dell'evo moderno.
Bentornato,spero che i suoi molteplici impegni le diano la possibilita di rinfrancare lo spirito raccontandoci qualcosa in più del nostro paesino natio.Mi tolga anche una curiosità... ma Ceglie ha mai avuto pace???? Un caro saluto Zino Tamburrino.
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