Panorama di Ceglie Messapica visto da Monte Marcuccio con la valle di Campo Orlando |
«…Voltando la linea verso tramontana, si fanno passi 289 e terminando le
vigne di Campo Orlando. E dopo passi 16 s’incontra un passaturo publico, che và
alli beni di Angelo di Magli e termina la chiusura di Madroccola, cominciano la
chiusura di Don Tomaso Grego da levante. E facendosi passi 442 per detto
passaturo sudetto e principia la linea della confine a caminare strada strada
per passi 276 s’arriva al Guado detto di Monopoli, che divide un paretone, che
cala dalla parte di levante Feudo d’Ostuni verso ponente che forma la linea
della confine. E caminandosi per detto paritone, facendosi disagiata e scommoda
salita per l’alto d’una murgia, per dirupi, sassi, sterpi, macchie, spine e
luoghi alpestri, dopo passi 248, tra li beni di Grego e di Cristofalo, s’incontrano
dall’alto di un monte detto Monte Marcuccio del sudetto Cristofalo due gran
mucchi di pietre, ossia specchie, attaccate al detto paretone dalla parte di
gerocco. Dalle quali specchie proseguendo il camino per lo stesso paretone,
sempre per sterpi e pietre, dopo passi 152 terminano li beni del sudetto
Cristofalo e principiano li demani di Ceglie posseduti da Angelo de Magli di
Martina. E dopo passi 140 terminano li demani chiusi ed aperti di detto Magli e
camina la linea sopra il muro della
chiusura antica detta Grotta Caldarella per passi 195, dove finisce la detta
chiusura e siegue la linea per altri passi 37 verso tramontana, tra li demani
chiusi di detto Magli e li beni di Grego dalla parte Ostunese. E ripigliandosi
la linea verso ponente, termina il muro, che chiude il demanio di detto Magli.
Nel qual luogo vedendosi dall’esperti non esservi titoli, finete o altri segni,
che distinguessero li confini, li medesimi esperti stando col consenso,
presenza ed assistenza de’ Signori Vitale e Greco, il sudetto Magnifico
Principalli assistendo alli suoi esperti, ha dichiarato che egli faceva
l’assignazione del confine dritto verso ponente, per come conteneva la cima
delli monti, che circondano una lunga valle.
Masseria Angelo Di Magli |
E tutti l’esperti facendo le più
esatte diligenze, per la cognizione dei confini, che n’avevano non solo per
propria esperienza, ma anche suggeritali dalli vecchi ed antichi uomini esperti
e prattici di tal sito della Terra di Ceglie, han dichiarato, come dichiarano
in nostra presenza, esservi in detta linea di confine certo di una pietra
naturale, o sia pentima fissata in terra, situata dalla natura sotto un albero
di quercia, poco distante dal detto demanio chiuso, qual pietra era segnata con
una croce, anticamente scolpita solito segno, come dissero, col quale viene a
dividersi il Feudo di Ceglie da quello di Ostuni. Per esecuzione di che, han
voluto che li suddetti compassatori, Pichierri e Panariti, fissassero lo
squadro all’angolo del muro di detto Magli, guardando verso tramontana,
pigliando la linea verso il sudetto albero. Locché eseguitosi e cominciatasi la
misura, facendosi passi 322 tra luoghi alpestri, sassosi e macchiosi, s’arriva
all’albero denotato, situato in una valle, dove termina la scoscesa del monte e
quivi s’è trovata una pietra, larga palmi tre da tutte le faccia, alta un palmo
fuori la terra, segnata col segno della croce nella presente forma †, ed
attestando concordemente tanto li sudetti esperti, quanto essi Signori
Deputati, d’esser quella la confine divisoria delli Feudi di Ceglie ed Ostuni,
ha voluto esso Magnifico Principalli, Procuratore ut supra, che delle cose
predette farne dovessimo publico atto. Nos enim unde…
Veduta della valle di Campo Orlando |
Da quel luogo proseguendo il cammino, calando falda falda dal monte, verso
ponente, sempre per luoghi disastrosi ed alpestri, tra grosse pietre e sassi,
si fecero passi 345 e s’arrivò ad un muro antico, detto la Chiusura della
Masseria delli Serri, posseduta presentemente d’Andra Caito e, caminandosi
passi 45, termina detto muro, da dove continuando la linea, sempre verso
ponente, tra li beni della Masseria di Zila Pampana da gerocco, di Giuseppe
Vito Magli di Martina e detti beni della Masseria delli Serri, curvando la
detta linea, dopo passi 341 s’arriva il fondo di una valle, che forma il
termine di due scoscese e fa una picciola via, che conduce da Cisternino in
Ceglie, dove si trova una fineta alta palmi tre da terra, di larghezza palmi
due ed un palmo e mezzo di quadratura, segnata nella parte di gerocco col segno
d’una croce †, che fa principio al Bosco detto del Cantone in Feudo d’Ostuni.
Per le via, caminandosi per linea tortuosa tra il bosco del Cantone e beni di Zila
Pampana, finiscono li detti beni e si camina per detta via, tra li beni di
Selvaggio da gerocco e detto bosco del Cantone da tramontana e successivamente
tra li beni della Masseria di Pruscigliano.
Masseria Recupero anticamente Pruscigliano |
E fattisi passi 1210 s’introduce in
un passaturo che volta la linea divisoria verso gerocco. Per il qual passaturo,
facendosi passi 399, tra demani serrati ed aperti, trovandosi segni di due calcare,
d’un albero grosso di quercia, col segno antico d’una croce, s’arriva ad una
cisterna, situata in mezzo al passaturo, chiamata la cisterna del Prete. E
proseguendosi il camino per detto passaturo, coverto di macchie, per linea
sempre tortuosa, tra li beni della Commenda e chiusura di Pruscigliano, si
fanno passi 583 e s’incontra la via Regia carozzabile che si va da Ceglie in
Martina. E dalla strada fattasi altri passi 27, sopra la stessa linea, verso
gerocco, s’arriva ad un parete divisorio, che chiude la chiusura di Vincenzo de
Carolis e divide il Feudo di Ceglie, Taranto della Mensa, giurisdizione di
Martina e Feudo d’Ostuni. Quivi tanto il Magnifico Principalli, quanto li detti
esperti fecero termine il compasso e vollero, che delle cose predette nel camino
di detto giorno, far se ne dovesse publico atto. Nos enim unde….» (continua).
Cappella di contrada Monte Papa |
Considerazioni:
Come ho avuto di evidenziare altre volte i nomi di alcune nostre contrade è mutato nei secoli, assumendo molte volte quello del signorotto, proprietario della masseria, come è il caso delle Masserie di Angelo di Magli, Selvaggi e Recupero o il nomignolo del massaro, come il caso di Zila Pampini. Aiutato dal Catasto antico del 1603, cercherò di evidenziare i nomi censiti a quell'epoca, che probabilmente già avevano sostituito altri, se ci riferiamo a quelli riportati nella pergamena medievale del 1120.
Le attuali contrade Angelo di Magli, Zila Pampini e Monte Papa formavano un'unica contrada denominata nel 1603 Le Finestre per un totale di 270,5 tomoli cegliesi. Le masserie che ricadevano in questo vasto territorio erano: quella di Cola Vacca (attuale Masseria Angelo di Magli) e La Cupa (corrisponde ai ruderi di masseria Zumpicchio).
L'attuale Masseria Monte Marcuccio, come ricaviamo dal documento in esame, si chiamava Grotta Caldarella e si estendeva per 59,3 tomoli cegliesi, essa ha inglobato anche il territorio dell'antica contrada Castello Grigno o Gorgorusso che si estendeva per circa 30 tomoli cegliesi.
L'attuale Masseria Selvaggi e parte di contrada Lamia Nova, Menzella e Spasimato erano denominate nel 1630 Monte delli Falconi e si estendeva per 223 tomoli cegliesi.
L'antica Masseria Pruscigliano (attualmente Recupero) si estendeva nel 1603 per circa 504 tomoli cegliesi. A quell'epoca essa comprendeva anche parte delle attuali contrade: Lamia Nova, Masseria Monte d'Oro Piccolo e parte è rimasta nel territorio di Martina e corrisponde all'attuale Masseria Santoro. A questo territorio usurpato si devono aggiungere altri 123 tomoli dell'antica contrata Sarlo (attuale Masseria Foggie di Sauro) che erano reclamati dall'Università di Ceglie del Gualdo nel 1603 e che erano stati registrati impropriamente nel Catasto della Franca Martina. Sulla questione del territorio cegliese usurpato dai martinesi, ritornerò la prossima volta.
Dal rogito del 1760 ci siamo già accorti dai nomi, che i proprietari del territorio cegliese, lungo questo confine, erano prevalentemente martinesi, i quali hanno tentato in tutti i modi di registrare questi beni assegnandoli a Martina. Cito come esempio l'antica Masseria Pruscigliano, che mutò nome verso la fine del 1700. Essa era posseduta dal Duca di Grottaglie, Cicinelli, il quale verso la fine del 1600 fece erigere una cappella, dedicata alla Madonna delle Grazie, dove si celebrava la Santa Messa tutte le domeniche dell'anno ed era officiata dal Capitolo cegliese. L'ultimo Duca Cicinelli, non avendo figli maschi, lasciò tutti i suoi beni all'unica figlia, la quale nei primi anni del 1700 sposò un Caracciolo, erede del Ducato di Martina Franca. Fu durante questo periodo che buona parte del vastissimo territorio di Masseria Pruscigliano fu inglobato in quello di Martina. dg
Ruderi di Masseria Zumpicchio anticamente Masseria La Cupa |